Pandemia, in ogni parte del mondo civilizzato si affrontano malattia, restrizioni, quarantene e disagi di vario tipo. Al netto del dolore più grande: la sofferenza, o peggio, la morte di alcuni tra i nostri cari.
Disabituati, da generazioni, alla concretezza del Male, abbiamo preso uno schiaffo in faccia inimmaginabile sino a qualche mese fa e ognuno ha risposto alla sua maniera: con le spalle larghe della propria misura, i mezzi culturali, l’educazione, l’emotività che gli appartiene.
La prima fase ha visto il tripudio della reazione esorcizzante il Demonio, quasi tribale: canti dai balconi per scacciare il Male, come campane suonate dal Medioevo in poi per tenere lontane le influenze negative, reliquie taumaturgiche del Santo Patrono, il mantra del ce la faremo, dell’andrà tutto bene e bandiere dell’Italia esposte come si fosse vinto un Mondiale di calcio.
Poi, c’è stata una seconda, brevissima, bellissima, illusoria, fase: la riflessione.
Finalmente senza l’affanno del lavoro e di suo fratello il tempo libero, cioè scampoli – elemosina – da riempire a tutti i costi, si è tornati a respirare aria più pulita e si è pensato che questa punizione del virus (attribuendo erroneamente qualità umane e capricciose alla Natura) ci facesse ripensare a un po’ di istanze: diventare più buoni e compassionevoli, concentrarci sulle cose davvero importanti, ridurre la frenesia, riavvicinarci alle persone che amiamo et cetera. A partire da adesso, ora che sono scomparsi gli omicidi, i femminicidi, gli animali maltrattati, l’inquinamento, gli applausi nei talk-show tutti uguali, le sparate razziste, i politici a caccia di un voto.
E invece.
Che ingenui siamo stati a pensare una cosa del genere. La ripartenza sarà peggiore della pandemia e lo stato d’emergenza sta solleticando prepotentemente le bassezze culturali, morali e bestiali delle persone di varia estrazione: spioni dalla finestra a caccia del video da condividere per additare chi è fuori, senza conoscerne il motivo; urla d’incitamento alle forze dell’ordine; credulità al limite della disabilità cognitiva su qualsivoglia fake–news, medicinale miracoloso, decreto photoshoppato; esaltazione di Putin e della Cina; idolatria di De Luca e delle sue sparate; ripetizione di ritornelli triti e ritriti; guerra tra poveri; bieca soddisfazione oltre il mal-comune-mezzo-gaudio nel vedere altri Paesi capitolare.
Sullo sfondo, il Papa chiede a Dio di fermare il virus e le piscine a Lourdes chiudono: ma non erano miracolose? Inoltre: Bruno Vespa, imbestialito per la sospensione di Porta a Porta, lui che faceva fotoromanzi con la moglie, spara contro le ONG e i Medici senza Frontiere. E ancora, Rita Pavone che condivide una foto di Pietro Pacciani credendolo e spacciandolo come anziano in difficoltà e malato di corona virus.
Tuttavia, dalla finestra, pur in città, si respira aria più pulita, più fresca, l’odore della pioggia, si vedono nitide le case laggiù, in collina.
In attesa che si scatenino, chissà quando, le proteste per la ZTL, i monopattini elettrici, le domeniche a piedi, gli extra-comunitari che non si ammalano, gli sbarchi.
E nei talk–show si tornerà ad applaudire.