FALCONE: ADAMO ed EVA

I momenti che fanno la storia o segnano un’epoca sono riconoscibili, più di tutto, per un motivo: ricordiamo esattamente dove eravamo e con chi, nel momento in cui ne siamo venuti al corrente. Che siano il Muro di Berlino che cade, gli attentati alle Torri Gemelle o una finale dei Mondiali di calcio.

 

Così fu anche per la morte di Falcone. Ero bambino, rientravo a casa da una gita fuori porta con la mia famiglia, il mondo era ancora fatato, senza pensieri, i nonni erano tutti vivi, il mio cane poco più che cucciolo, la vita meravigliosa e divertente.

 

Sarebbe potuta essere una tragedia, per me e altri della mia generazione, nati negli ‘80 e scevri di Anni di Piombo, Guerre Mondiali e Fredde, per così dire, una tragedia di formazione: avremmo per sempre capito cosa fossero il Bene e il Male, chi i Buoni e i Cattivi e da quale parte stare e perché. Falcone era un buono, rappresentante dello Stato buono, contro la Mafia cattiva.

 

Quella tragedia sarebbe potuta essere il nostro Albero della Conoscenza e noi i novelli Adamo ed Eva alla scoperta del mondo là fuori, l’Italia là fuori, fuori dall’Eden dell’infanzia.

 

Invece poi, con gli anni, con gli approfondimenti, le notizie, i filmati, le discussioni, i documentari, la distinzione tra Bene e Male è diventata così sfumata da non essere più identificabile: la moglie di uno degli agenti di scorta uccisi nella strage di Capaci che perdona gli assassini durante i funerali, incalzata e costretta dal prete; Cuffaro che deride Falcone al Maurizio Costanzo Show che poi diventa presidente della Regione Sicilia; Leoluca Orlando che sbeffeggia Falcone e i “professionisti dell’antimafia”, come li chiama lui, che poi diventa sindaco di Palermo; l’altro eroe Paolo Borsellino che ha la certezza che di lì a poco ammazzeranno anche lui; le ombre mai chiarite della Trattativa Stato-Mafia.

 

Ora non se ne parla più, di mafia. Si raccontano altre forme di criminalità in sceneggiati televisivi in cui la narrazione esalta certe gesta e riesce nell’intento di farci affezionare persino ai criminali. I problemi dell’Italia sono, si sa, i negri e l’Europa, Bella Ciao e fascisti, gli errori grammaticali nei tweet dell’elettorato dell’opposta parte politica.

 

Quel giorno avrebbe potuto solcare una strada, un limite, lo stare da una parte o dall’altra. Invece è stata solo una sfumatura: abbiamo capito troppo presto che la mafia in Italia è in tutto ciò che ci circonda.