ARRIVERÀ OTTOBRE

Non fate in tempo a proiettarvi all’estate, alle idee in plexiglas per poter rispettare i vostri sogni di vacanzieri polli da batteria (sulla stupida sacralità delle ferie d’agosto una volta, Dio mi perdoni, mi trovai addirittura d’accordo con Marchionne), riportandomi alla mente le settecentesche Smanie per la villeggiatura di Goldoni (che aveva già ben sbertucciato le ossessioni della sempre più presente borghesia da quattro soldi)… che io, con una lungimiranza che dovrebbe essere cara alla politica, che invece agisce, incapace, con cerotti e bende alla bisogna, vi invito a riflettere su quello che accadrà il prossimo ottobre.

A quel punto, saremo usciti dall’emergenza solo perché avremo cominciato a chiamarla consuetudine.

Vi immaginate che cosa accadrà a ottobre, una volta riaperte scuole e università, palestre e centri commerciali, treni e traghetti? Al primo freschetto, ai primi starnuti, ai primi brividi, alle prime febbri e, soprattutto, nuove lettere scarlatte foriere di ignominia e dannazione, ai primi colpi di tosse si scatenerà il panico assoluto. Per capirci, saranno quelle settimane che già solitamente vedono le famiglie dire cose come “i bambini se la sono attaccata”, “a scuola l’abbiamo fatta tutti”, “nonna ha la tosse da due settimane”, “il raffreddore non mi passa”. Vi immaginate l’apocalisse di visite dei medici di famiglia, ambulatori strapieni, pronto soccorso in allerta, falsi allarmi, ansie, case di riposo sorvegliate a vista dai militari, runner uccisi da cecchini appostati sui tetti, bollettini della protezione civile, commissariamenti a caso, raccolte benefiche, orde di talkshow con gli stessi 5 ospiti di sempre che ancora discuteranno di tamponi, vaccino, dati, statistiche, quarantena e virus che si indebolisce grazie al caldo.

Tutto questo, senza che la politica, ormai arresasi alla propria incompetenza e dunque affidatasi alle mani di una qualche, ennesima, task-force, ci abbia nemmeno lontanamente illustrato un piano.

Autunno, ti aspettiamo.